Cos’è?
E’ una modalità relazionale tipica di tutti gli esseri umani. Un neonato dipende totalmente dalla mamma e questa forma di dipendenza non ha ovviamente nulla di malsano. Anche da adulti nelle relazioni amorose, amicali, lavorative.. sperimentiamo quotidianamente una sorta di dipendenza verso un’altra persona che può essere funzionale alla relazione stessa.
Tuttavia esistono casi in cui la dipendenza diventa fonte di sofferenza e di comportamenti disfunzionali, contraddistinti dalla paura di essere abbandonati, angoscia, scarsa stima in se stessi, malinconia, tristezza. In questi casi la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza, senza la quale non è possibile sopravvivere.
Chi vive questo tipo di dipendenza attribuisce all’altro, oggetto d’amore, una importanza tale da annullare se stesso, non ascoltando i propri bisogni e le proprie necessità. Tutto questo per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione! …ma questa paura spinge la persona in una vera e propria trappola e circolo vizioso e doloroso.
L’importanza attribuita all’oggetto d’amore spinge il dipendente affettivo a preservare il rapporto “sentimentale” a tutti costi fino ad assumere un atteggiamento di assoluta “dedizione”, adoperandosi affinché i bisogni e i desideri dell’altro vengano soddisfatti.
La persona vive costantemente nell’ansia di poter perdere la persona amata, evento considerato insopportabile e inconciliabile con il prosieguo della propria vita. Vive nell’attaccamento della relazione per sentirsi vivo. Si parla appunto di dipendenza affettiva per sottolineare il fatto che, proprio come per le dipendenze da sostanze (ad es., droga o alcol), il soggetto non può rinunciare, pena “la crisi d’astinenza”, all’oggetto amato e anzi, con il passare del tempo, richiede “dosi” di presenza o vicinanza sempre maggiori.
Infatti la dipendenza affettiva presenta le seguenti caratteristiche:
- L’Ebbrezza. Il soggetto tende a star bene solo quando è in presenza della persona amata;
- La Dose. Il dipendente affettivo tende ad aumentare le “dosi” di presenza/vicinanza della persona amata;
- La Perdita dell’Io. Il dipendente aspira ad uno stato di “fusione” con l’amato, compromettendo le capacità critiche e l’esame di realtà della persona.
Caratteristiche ricorrenti
- terrore dell’abbandono e della separazione
- mancanza di interesse per sé e per la propria vita
- paura di perdere la persona amata
- dedizione e devozione estrema, idealizzazione del partner
- ossessione per il partner e ipercontrollo della relazione
- gelosia morbosa
- isolamento
- incapacità di tollerare la solitudine
- stato di allarme e di panico davanti alla minima contrarietà
- assenza totale di confini con il partner: la relazione è simbiosi e fusione
- paura di essere se stessi
- senso di colpa e rabbia
- mancanza di intimità e genuinità con l’altro
- manipolazione e ricatto affettivo per nutrire il bisogno di sicurezza emotiva
Da queste caratteristiche si deduce una grande differenza tra l’amore sano e la dipendenza affettiva: nell’amore sano il desiderio di fusione con l’altro, l’idealizzazione, il desiderio di stare continuamente con la persona amata, l’ansia di separazione, l’”ossessione” per l’altro, le manifestazioni somatiche (batticuore, rossore, eccitazione) sono normali nella prima fase, ovvero nell’innamoramento, e tendono con il tempo a ridursi d’intensità fino ad essere sostituiti da forme più mature, adulte e reciproche di manifestazioni affettive come il rispetto, la stima, il volere il bene dell’altro; in altre parole, nell’amore sano i partner, citando Bowlby, assumono il ruolo di “base sicura” in cui entrambi, nella piena autonomia, possono rifornirsi di affetto e sicurezza. Nella dipendenza affettiva questo percorso non viene completato tanto che l’individuo vive un perenne desiderio di attaccamento e di fusione con l’altro.
La coppia fondata sulla dipendenza affettiva
La coppia è in perfetto equilibrio così com’è. Chi la osserva da fuori invece ne percepisce lo squilibrio ed il disagio. La dipendenza affettiva, diversamente da quanto si manifesta esternamente, non è un fenomeno che riguarda una sola persona, ma è una dinamica a due.
Il partner, che “sceglie” di stare con una persona dipendente d’affetto, ha spesso anche lui il bisogno di essere accudito e di avere una relazione di tipo figlio-madre anziché alla pari, per dinamiche e problematiche familiari irrisolte. Oppure, al contrario, può trovarsi ad esercitare un ruolo di persona sfuggente, irraggiungibile o rifiutante (per esempio quando il dipendente d’affetto cerca un partner sposato o non interessato alla relazione), per sentirsi così al centro dell’attenzione e compensare anche lui dei vuoti affettivi mai colmati.
Origini
Alla base di tale modalità di vivere l’amore ci sono carenze affettive derivate dal vissuto infantile che producono una tendenza a vedere la realtà in modo distorto: la persona fa di tutto per colmare i propri vuoti, per apparire amabile, per essere vista, accettata e amata.
Si tratta di persone, i cui bisogni d’amore, affetto ed accudimento sono stati frustrati nell’infanzia. Normalmente nella relazione con le figure di riferimento il bambino impara, attraverso le cure e la sensibilità dell’altro, che egli “è una persona degna d’amore”; questo sentimento, che in genere lo accompagna per tutta la vita, nutre l’amor proprio e la fiducia verso se stessi e gli altri. I dipendenti affettivi invece non hanno introiettato questo sentimento e, al contrario, si sono convinti “che i loro bisogni non contano” o che “non sono degni di essere amati”.
Le radici quindi sono ataviche e infantili, ferite mai guarite, basate sull’esperienza di un “rifiuto” precoce legato alla propria inadeguatezza, e per questo si perpetuano nella relazione di coppia. Il dipendente ama l’altro idealizzato, lo stesso amore che ha provato nella propria infanzia per un genitore irraggiungibile, che lo ha “abbandonato” e dal quale si è sentito “tradito”.
Per questo, la dipendenza si nutre del rifiuto, della svalutazione, dell’umiliazione, del dolore. Amare un partner realmente affettuoso e gentile porta ad annoiarsi, invece lo stare sulla corda, il rifiuto, la mancanza di certezza muove il desiderio.
Chi da adulto è dipendente d’affetto, quando era bambino ha ricevuto continui messaggi da parte dei propri genitori di non essere degno di amore né di attenzioni. Spesso sono stati dei bambini che sono dovuti crescere troppo in fretta e hanno dovuto prendersi cura dei propri genitori, imparando così che l’unico modo per ottenere amore è quello di sacrificarsi per l’altro. Ciò che accomuna l’infanzia di chi soffre di dipendenza affettiva è comunque una situazione di carenza affettiva che da adulti si cerca di colmare e compensare con atteggiamenti iperprotettivi e controllanti nei confronti del partner.
E’ molto probabile che nella dipendenza affettiva partecipano diverse concause: come lo stile di attaccamento e i modelli che si sviluppano nell’infanzia e regolano lo stile e le caratteristiche con cui una persona si relaziona agli altri (Sicuro, Evitante, Ambivalente, Disorganizzato), l’influenza culturale che nel recente passato ha relegato le donne a ruoli subordinati e passivi, infine la nuova sociologia della famiglia che, rispetto alle famiglie tradizionali stabili e coese, presenta legami sempre più ambigui ed instabili.
Soluzioni
Ognuno di noi poi può aver attraversato un periodo di dipendenza affettiva: la possibilità di uscirne e di creare in seguito rapporti più autentici risiede nella capacità di ognuno di prendere coscienza del problema, confrontarsi con il partner, mettersi in discussione e fondare il rapporto su nuove basi. Nel momento in cui il disagio e la sofferenza diventano troppo pesanti, tanto da compromettere seriamente la vita quotidiana, è consigliabile rivolgersi ad un esperto, come un terapeuta. L’obiettivo è rappresentato dall’acquisizione di consapevolezza e scoprire che la propria fragilità può trasformarsi in una forza che permetterà di avere una più chiara visione della realtà e di conseguenza la capacità di migliorare la propria vita.
E’ fondamentale imparare a vedere l’altro per quello che è nella realtà, senza idealizzazioni.
E’ indispensabile imparare ad accettare ed amare se stessi, riconoscere il proprio valore e diritto di essere amato e mettersi al centro della propria vita per passare dalla dipendenza alla sana interdipendenza con gli altri, ovvero concedersi la possibilità di amare e farsi amare in modo sano e diventare sereni.