La parola “attaccamento” va precisata: da un lato rimanda al significato di legame interpersonale morboso, appiccicoso, simbiotico, dipendente e quindi fonte di sofferenza; dall’altro lato riconduce alla celebre “teoria dell’attaccamento” di Bowlby che non può essere tralasciata parlando di Amore e di Relazioni di Coppia.
Questo vuol dire che tutti noi amiamo secondo un preciso stile di attaccamento. Nessuno è quindi esente dall’attaccamento… come vedremo neanche coloro che tendono a fuggire a gambe levate dai rapporti impegnativi !
In sostanza noi amiamo come siamo stati amati nell’infanzia. Il nostro modo adulto di vivere le relazioni (sentimentali, amicali, con i figli) è condizionato dal tipo di relazione interiorizzata che abbiamo vissuto nell’infanzia con la figura di accudimento principale, solitamente quella materna (ma non solo). Il rapporto che un bambino costruisce con la mamma forma un imprinting che influenzerà le successive relazioni di vita.
Soprattutto nel primo anno di vita ciascuno di noi vive un modello di attaccamento specifico, le cui peculiarità dipendono da vari fattori, primo tra tutti la risposta materna ai bisogni del bambino. Quando l’adulto caregiver si dimostra verso il bimbo disponibile, recettivo e responsivo, donando una presenza empatica, adeguata, equilibrata (solo quando necessaria, senza invasioni e senza abbandoni), il bambino sarà in grado di sviluppare una certezza interiore di poter trovare nell’adulto una base sicura, a partire dalla quale riuscirà ad affrontare, esplorare e conoscere il mondo esterno, sapendo di poter ritornare al “porto sicuro” per ricevere accoglienza, protezione e conforto ogni qualvolta ne abbia il bisogno.
In questo caso il bambino sviluppa un attaccamento sicuro che lo porterà da adulto a creare e vivere relazioni affettive sane, nutrienti, equilibrate, stabili, durature ed appaganti.
Qualora le cure materne siano state carenti e poco in sintonia con i bisogni del bambino, questi svilupperà un tipo di attaccamento insicuro che da adulto lo condizionerà nella scelta e costruzione di rapporti sentimentali disfunzionali e problematici, fonte di sofferenza. I bambini con questo tipo di attaccamento hanno sperimentato una profonda ferita nel rapporto con i genitori, attraverso la quale non sono riusciti ad acquisire una base sicura in se stessi e negli altri. Provando sfiducia inconscia nelle relazioni sarà difficile nella vita adulta vivere serenamente la vita di coppia che sarà contrassegnata da paure e comportamenti disfunzionali appresi nella famiglia d’origine. Tre sono i modelli di attaccamento insicuro: evitante, ansioso-ambivalente e disorganizzato.
Le persone con attaccamento evitante hanno vissuto esperienze infantili con genitori emotivamente distanti e anaffettivi ed hanno maturato quindi la sensazione di dover contare solo su se stesse, sviluppando una precoce autonomia. Si tratta di adulti indipendenti, autonomi, con molti interessi, desiderosi d’amore, ma al tempo stesso paurosi dell’intimità, da cui sfuggono. Il legame affettivo, per quanto inconsciamente bramato, suscita loro ansie, senso di soffocamento, noia e limite alla propria libertà personale; per cui cercano relazioni sentimentali brevi, poco coinvolgenti o impossibili. Vivono come single in coppia. Controllano le proprie emozioni e fanno fatica ad impegnarsi nel profondo, pur avendo desiderio e bisogno d’amore. L’affetto del partner ricorda loro esperienze di rifiuto e disamore del passato. In alcuni casi, solo quando il rapporto giunge alla fine, il partner con attaccamento evitante si rende conto dell’importanza della relazione e della profondità dei suoi sentimenti verso l’altro.
Le persone con attaccamento ambivalente hanno interiorizzato nelle esperienze con i genitori – incostanti e incoerenti – la sensazione di non essere state amate abbastanza. Sono stati bambini in preda all’ansia e alla confusione di fronte a genitori disponibili in modo imprevedibile e discontinuo. A volte emotivamente invasivi. Altre volte distanti e noncuranti. Sono stati bambini che hanno appreso modalità specifiche per attirare l’attenzione delle figure di accudimento tramite pianti, capricci, manifestazione di rabbia…, amplificando le emozioni negative. Da adulti manterranno queste difficoltà di gestione emotiva, vivendo le relazioni amorose con aspettative esagerate ed un continuo bisogno di conferme. Cercheranno con il partner di compensare le privazioni affettive subite nell’infanzia. Il tutto produrrà una continua e insaziabile fame d’amore che porterà a pensare che il partner non dia mai abbastanza, quindi a provare dolore che può compromettere la durata e la qualità della relazione. Prevale la paura dell’abbandono e del tradimento che spinge a vivere l’amore con gelosia, possesso, controllo fino alla dipendenza affettiva, all’incapacità di stare soli e al bisogno a tutti i costi di stare in coppia, anche se in un rapporto insoddisfacente.
Le persone con attaccamento disorganizzato sono spesso stati bambini vittime di trascuratezza, maltrattamento ed abusi e quindi saranno adulti con gravi sofferenze psicologiche. I genitori, anziché rappresentare per loro una base sicura, hanno rappresentato un grave pericolo. Per queste persone sarà molto difficile, problematica e dolorosa la costruzione di un rapporto di coppia stabile.
Il cambiamento è possibile !!!
I modelli di attaccamento si formano nell’infanzia e tendono a rimanere invariati per tutta la vita. Tuttavia esperienze significative e percorsi di crescita personale possono modificare il nostro modo di amare.
Sperimentare una situazione affettiva con un partner (o un terapeuta) che si ponga come base sicura può trasformare il modo di vivere l’affettività. Un’esperienza positiva può essere correttiva e cambiare il nostro modello di attaccamento.
Il primo passo verso il cambiamento è diventare consapevoli delle proprie modalità d’amare, preferibilmente tramite un lavoro terapeutico o percorso di crescita, opportunamente scelto in base all’intensità del proprio disagio:
con un TERAPEUTA, quando il malessere è profondo e viscerale e richiede un analisi del proprio passato e vissuto affettivo con i genitori oltre che una ristrutturazione della propria personalità,
oppure con un COUNSELOR dando spazio di ascolto al proprio mondo interiore di oggi, nel qui ed ora nelle dinamiche con il partner attuale.
Personalmente collaboro con una RETE di professionisti validi, sia counselor che psicoterapeuti, con i quali accompagnare la Persona ed indirizzarla opportunamente verso il percorso per lei più utile e funzionale per il suo benessere.